L’Africa che ho vissuto, mi ha davvero toccato il cuore, ne sono rimasto affascinato, ma anche addolorato. Ho visto tanta sofferenza negli occhi e dietro il sorriso delle persone. Sebbene vivano in condizioni di estrema povertà, possiedono una profonda ricchezza interiore, provano gratitudine per il poco che hanno, e malgrado tutto, nei loro sguardi era manifesta la presenza di Dio, quella pace e quella gioia che paradossalmente abbiamo riscoperto nei luoghi più remoti della Terra. Una realtà simile dovrebbe spingerci a riflettere sulla nostra fede, spesso dubbiosa e debole, nonostante il nostro benessere. Per raggiungere i villaggi facevamo la media di quattrocento chilometri al giorno su strade sterrate per raggiungere diversi villaggi, tribali, scuole, orfanotrofi per distribuire materiale di vario genere. Ho avuto la gioia di visitare il pozzo d’acqua a Mtakuja e “la scuola che (non) c’è”, progetti che il Signore ci ha dato la grazia di realizzare attraverso i fondi di HPS Charity, di cui mia figlia Sefora Motta è coordinatrice e presidente.